Sri Aurobindo, uno tra i più importanti filosofi e maestri spirituali dell’India moderna, ha scritto che “i fiori sono la rappresentazione momentanea di cose in se stesse eterne”. A questo pensavo, il weekend scorso, passeggiando per la Mostra Mercato Orticola, nei giardini pubblici di via Palestro, una tradizione che rinasce e si rinnova ogni volta in modo spettacolare.
In questo giardino incantato si può scoprire come fondere il profumo del gelsomino con quello dell’arancio, come abbinare gli iris alle viti, i gerani ai garofani o a sorprendenti esemplari di cavoli. Un percorso visivo e olfattivo che, anche quest’anno, mi ha catturato e stupito.
La mostra è organizzata da vent’anni da Orticola Lombardia, una società fondata ben 150 anni fa, poco dopo l’unità dell’Italia. Lo scopo dell’associazione è quello di far conoscere e tramandare la cultura delle piante e dell’orto, l’arte del giardino e del paesaggio vegetale spontaneo.
La conoscenza, l’esperienza, la passione e l’impegno etico degli associati sono completamente messi al servizio della comunità. I consiglieri di Orticola Lombardia infatti, come tutti i volontari che gravitano intorno all’associazione, collaborano gratuitamente alla progettazione, all’ideazione e all’esecuzione della manifestazione. Il ricavato della mostra è poi destinato a iniziative socio-culturali e progetti per la rivalutazione del verde cittadino, in collaborazione con il Comune di Milano.
Non mancano incontri con gli esperti, corsi, laboratori e dimostrazioni per diffondere la cultura del verde e, in modo particolare quest’anno, per valorizzare “l’italianità” del giardino.
Qual è il significato d’italianità?
Questo, come forse già saprete, è un tema che mi sta molto a cuore.
L’italianità è indubbiamente il marchio del nostro Paese, il suo emblematico e prezioso patrimonio. Orticola sente la necessità di tutelarlo presentando e raccontando agli ospiti, attraverso le proprie iniziative, come le caratteristiche sensoriali, emotive e razionali dell’italianità siano sinonimo di ricchezza, varietà, e coesistenza di svariate forme di vita, anche in giardino.
Molti anche gli appuntamenti e le iniziative del “Fuori Orticola”.
Da quella di “MilanoAltruista”, con gruppi organizzati di cittadini che si prendono cura di una zona di parco degradata, a una straordinaria varietà di altri progetti e allestimenti. A cominciare da quello di Palazzo Dugnani, aperto al pubblico per la prima volta dopo il lungo restauro, per accogliere gli ospiti e i visitatori della mostra.
Al riparo dal rumore della via, il portico settecentesco della Milano barocca, sfarzoso ma intimo, ci porta verso un magico mondo esotico: una collezione di palme giganti dialoga con le colonne, mentre grandi esemplari di asparagina piumosa pendono dalle volte.
In Piazza Cavour invece c’è un frutteto fantastico, con alberi da frutto contenuti in piccoli vasi di vetro sospesi e rappresentativi di ogni vivaista presente a questa edizione. E ancora, in via Palestro, una suggestiva installazione realizzata con una collezione di bambù selezionati per genere, specie, varietà e dimensioni che, con aiuole dalla forma sinuosa, creano un piccolo bosco urbano e al contempo esotico.
Terrestria Sidera Flores, i fiori sono le stelle terrestri, recita il motto dell’associazione. E Orticola è davvero ogni volta un evento luminoso come un cielo stellato, un appuntamento festoso e colto, tutto a favore della collettività.
Il significato etimologico della parola fiore, di radice indoeuropea, contiene in sé il senso del gonfiare, traboccare, sbocciare.
Ed è, in effetti, un vero e proprio traboccare di bellezza incalcolabile, quello dei fiori. Un richiamo sensuale di forme e di profumi che ci rendono ben disposti, provocano un’espansione del cuore e donano levità alla mente.
Una bellezza limpida e potente che facilita la trasmissione di sentimenti. Perché i fiori ci portano gioia, ci infondono dolcezza o forza, ci avvicinano al mistero della vita, ci fanno apprezzare la bellezza del mondo che abitiamo.
Ci ricordano infine che tutta quella bellezza è anche dentro di noi. Dobbiamo solo ritrovarla.
Niccolò Branca