C’è una cosa che noi italiani di questo secolo condividiamo sinceramente, al di là della nostra età, del lavoro che facciamo, della nostra condizione sociale, una cosa che ci accomuna tutti ed è l’idea di non avere mai tempo. Questo tempo mancante è un qualcosa di talmente irraggiungibile che rinunciamo anche solo all’idea che possa essere diversamente. C’è una percezione diffusa del tempo quotidiano come brevità e accelerazione.
Ci sono orari, appuntamenti e tempistiche, eterni ritardi, fretta. È come se vivessimo una gara interminabile contro il tempo che ci lascia esausti e insoddisfatti perché vince sempre lui. L’idea che si possa uscire da questa corsa inesorabile affascina e attira diverse persone, ma la convinzione che anche fare qualcosa per noi stessi richiede del tempo (che non c’è) fa desistere molti dal provare.
[su_quote]Ebbene, la consapevolezza non ha bisogno di tempo, perlomeno non del tempo che non abbiamo. Non c’è niente da fare, nessun tempo da rispettare, nulla da sacrificare. Ci siamo solo noi che ci osserviamo. E il tempo stranamente si espande, si adatta a noi e la fretta si trasforma in tempo giusto, perfetto. Non c’è più bisogno di andare contro il tempo, non c’è più bisogno di correre, abbiamo già vinto. [/su_quote]
Ho passato il mio tempo a fare, poi fare ancora. A rincorrere, a mettere nella mia testa nozioni su nozioni, avendo difficoltà a collegare argomenti diversi ma che avevano tanto in comune, ma quando si è così presi a raggiungere una sicurezza interiore inafferrabile ti sposti e pensi ad altro, un altro obbiettivo ancora , ma ancora non stai bene con te stessa.
Io non so se il mio scopo è quello di cui parla lei, ma sento arrivare da più parti nella mia vita la richiesta di deresponsabilizzare gli altri di un grande potere che ognuno di noi ha, vuol dire però impostare in modo diverso la propria vita e non è facile, non basta leggere un libro o ascoltare una trasmissione, ma ci vuole un allenamento costante quotidiano e costantemente osservarsi per obbligarsi a percorrere una nuova strada, sono confusa, mi faccio gli auguri e li faccio a tanti confusi come me che vogliono cambiare, ma non sanno bene come procedere. Grazie per la sua testimonianza così persuasiva e tenace
Buongiorno Morena,
Leggendo il Suo messaggio provo il desiderio di condividere con Lei un piccolo “strumento” del quale mi avvalgo quando non sento chiarezza.
Trovo utile esprimere ciò di cui sto facendo esperienza iniziando ogni frase con un “In questo momento, Io …”
Es: “In questo momento, io, leggendo le Sue parole, provo una sensazione che ri-conosco e che ringrazio … sento una sorta di ottundimento, come se avessi la sinusite o il raffreddore, sento che le mie gambe e le mie braccia non sono proprio riposate e fresche e il fegato poco leggero … Cosa faccio quando ho il raffreddore e quando mi sento così? Scelgo di fidarmi di me … ho voglia di stare tranquilla, sotto il piumone e magari chiedere a chi amo di starmi vicino. Chiedo a quella parte di me che sostiene che non si possa fare perché … devo andare al lavoro, devo fare i mestieri, devo occuparmi di qualcuno etc, di com-prendere che il primo lavoro che posso fare è su me stessa, che posso riordinare le mie idee e occuparmi di me e ringrazio perché so che ciò che osservo fuori di me è il riflesso di ciò che sta accadendo dentro di me … e in questo momento, io ringrazio di fare queste scelte … sento che rappresentano un modo gradevole di assumermi la responsabilità di ciò che provo e di offrire il mio contributo prendendo spunto proprio dal mio desiderio di condividere.
Grazie Morena per questa opportunità! Tanti auguri di cuore.
katiuscia
Cara Morena, di certo è un percorso che richiede una disciplina, ma una disciplina che non proviene dalla mente. Scaturisce invece, piano piano, dal fatto di rendermi conto di quante volte nel corso di una giornata io non sia pienamente consapevole.
Allora, il moto di dispiacere che insorge in me mi indirizza verso un graduale aumento dell’attenzione quotidiana, ed è così che comincio ad assaporare il miele della vita. Perché posso leggere centinaia di libri che parlano di miele, posso andare a conferenze dove mi parlano del miele, posso stare vicino a persone che mi illustrano esattamente le qualità organolettiche del miele, ma finché non ne farò esperienza personalmente non saprò mai che cosa effettivamente è.
Un caro saluto
Niccolò