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Parla con Niccolò Branca

Questo articolo ha 486 commenti

  1. Iris Gioia A. Le Piane

    Buona sera Niccolò,

    Come sta? Spero bene.

    Sono Iris, le posi la prima domanda alla presentazione del suo Libro “Esser’ch’i” a Castiglione delle Stiviere, ricorda?
    Il flusso del tempo si è dispiegato generosamente ad ogni mio respiro e non mi sono accorta che già sono trascorsi dieci giorni dal nostro primo e ultimo incontro.
    Sto leggendo il libro. L’ho promosso in azienda, nella mia classe di yoga e meditazione, nel mio gruppo di Buddhismo Theravada.
    Quattro delle persone con cui ho parlato hanno o stanno leggendo il suo libro.
    Pagine scritte col cuore. Commoventi a tratti.
    Non so esprimerle la mia gratitudine e ammirazione.
    Lei è di grande ispirazione per me.
    Durante l’incontro accennò ad un progetto per portare la pratica meditativa nelle scuole…. come mamma ed (al tempo) educatrice dell’infanzia, questa cosa infonde nel mio cuore tanta speranza e sollecitudine per la voglia di essere utile e contribuire.
    Oggi c’è molta sofferenza nei luoghi di lavoro e nelle scuole…. spesso ricettacoli di reattività e forzature dove gli inquinanti ci stanno proprio comodi. Mancano Leaders Risvegliati, Insegnanti ed Educatori accorti e consapevoli che applichino un Coaching attento e compassionevole usando Intelligenza Emotiva e Sociale.
    Portare la pratica alla portata di tutti è per me la promessa, il dono e lo scopo esistenziale.
    Cerco nel mio piccolo di farlo ma a volte mi sento sola ed è dura, penso ad un Mindful Group, un Sangha attivo nella società, sarebbe bello crearne uno, fortunatamente con una pratica quotidiana di meditazione Vipassana riesco (non sempre) ad intercettare il momento in cui sorge la sensazione, l’emozione o la formazione mentale…. e pur sperimentandola sul corpo e nella coscienza non ne vengo travolta; ma ci sono volte in cui per stanchezza o disattenzione qualcosa passa e perdo il momento. Ok…. va bene così.

    “Ogni cosa torna a casa” è il mio mantra per ricordare che alla fine succede esattamente ciò che deve, quando deve e come deve.

    Le rinnovo il mio augurio di Ogni Bene.

    E la mia gratitudine.

    Om Shanti

    Iris

    1. Niccolò Branca

      Cara Iris,
      certo che mi ricordo! Mi ricordo perfettamente di lei e di quella sua prima domanda a Castiglione delle Stiviere.
      Mi fa molto piacere leggere ora il suo messaggio e la ringrazio di cuore per le belle parole con cui si riferisce al mio libro e per averlo promosso tra i suoi conoscenti e i suoi colleghi.

      Quel che cerco di trasmettere è una sensazione di possibilità.
      Io stesso ho ricevuto un insegnamento che mi ha toccato nel profondo e che cerco di mettere in pratica in ogni mia giornata.
      La vita in fondo è una palestra, e la meditazione è uno straordinario strumento interiore per far fronte alle sfide che la vita ci propone, dalla più piccola alla più grande.
      Tutti conosciamo fasi alterne dell’esistenza in cui episodi tristi o dolorosi si succedono a episodi sereni o felici. Ciò che importa davvero è però la consapevolezza che, qualsiasi avvenimento la vita ci faccia incontrare, è sempre e comunque una grande opportunità di crescita.

      Lei tocca il tema della scuola, che è di eccezionale importanza. Mi stupisco, ogni volta che mi rendo conto che passa il tempo ma tra le varie materie scolastiche non compare un numero sostanzioso di ore dedicate a temi quali: come conoscere se stessi, come affrontare la vita, come sviluppare un’intelligenza emotiva….
      Se così fosse, la scuola sarebbe una vera Scuola di Vita e avrebbe l’incommensurabile merito di insegnare ai ragazzi dove dirigere le proprie energie invece di sentirsi in balia di queste.
      L’investimento sulle nuove generazioni è un patrimonio che non deve essere sprecato in alcun modo, perché il futuro lo costruiamo sul momento presente.

      La vera sfida è portare la pratica fuori dalle sedute giornaliere, facendo della meditazione un autentico stile di vita.
      Mantenersi sempre presenti, intercettare le sensazioni e le reazioni che avvengono dentro di noi e averne piena consapevolezza è un grande lavoro da portare avanti incessantemente, senza mai farsi scoraggiare. Perché anche dalle difficoltà, anche dalla scoperta che le emozioni ci fanno a volte reagire come non vorremmo, può nascere una grande lezione.
      E’ così infatti che scaturisce la compassione. Guardiamo l’altro senza più giudicarlo per il suo modo di essere o per le sue reazioni, proprio perché vediamo in lui le stesse difficoltà, sensazioni, reazioni, che abbiamo imparato a decodificare in noi stessi.
      In questo modo ciò che è apparentemente negativo può diventare positivo, ed è questa la strada da percorrere per raggiungere la saggezza.

      Sì, è vero Iris, ci si sente soli. Ma anche in questo c’è un messaggio da comprendere. Un invito ad andare alla radice, perché là potremo trovare un immenso tesoro.
      Anche il senso di solitudine infatti, fa parte dell’ego. Quando riusciamo a sperimentare un io-umanità ci sentiamo in profonda relazione con tutto e con tutti.
      Allora, il senso di solitudine scompare da sé.
      Le mando un caro saluto

      Niccolò

  2. Flavio

    Caro Niccolò,
    intanto ti ringrazio per la risposta, in cuor mio hai scritto quello che mi aspettavo.

    Il tuo commento mi apre una serie di argomenti dei quali mi piacerebbe parlare.

    Uno fra tanti è questo:
    Come vedi l’interazione tra i diversi settori di un azienda?

    Durante la presentazione del tuo libro e nel libero steso parli del’azienda in un ottica squisistamente orientale, se mi permetti il termine direi olistica, come un unico organismo.

    Questa visione mi ha fatto sorgere una serie di domande, intanto permettimi una breve introduzione: nell’azienda dove lavoro mi trovo nel reparto produzione, sono un tecnico (perdonami se non riferisco in questa sede l’ambito esatto nel quale lavoro).

    In pratica il mio compito è quello di prendere le richieste che arrivano dal reparto marketing, dall’amministrazione e dai commerciali per creare un prodotto che soddisfi le loro richieste.

    Il problema sorge, come dici tu, nel momento in cui non c’è collaborazione tra i vari reparti (già la parola reparti mi suona in disaccordo col termine organismo).

    Dal punto di vista tecnico la realizzazione di un prodotto, come anche il Fernet, richiede una competenza non indifferente che giustmamente non tutti i membri di un azienda possono avere.

    Durante la presentazione del libro parlavi di una serie di momenti nei quali cercavi di condividere i piani dell’azienda anche con gli altri dipendenti, in modo che tutti sappiano un po’ tutto quello che succede, e questo lo trovo ottimo già di per sè.

    Ma il mio ragionamento vuole andare oltre, secondo te è giusto che il reparto tecnico acquisisca anche in parte le competenze degli altri reparti?
    Non intendo ovviamente che una persona del reparto produzione sappia alla perfezione come vendere o fare ricerche di mercato, ma una cultura più generale potrebbe aiutarlo a fraintendere meno le richieste che vengono da altri uffici riuscendo a realizzare prima e meglio il prodotto finito.

    Questo vale anche al contrario, credo che chi deve vendere o dirigere un azienda dovrebbe avere consapevolezza di cosa vuol dire produrre qualcosa.
    Ma non solo sapere cosa si fa in un azienda, ma avere almeno un idea di quali difficoltà si porta dietro ogni occupazione.

    Io credo che se ogni dipendente avesse un infarinatura generale di tutto l’organismo, oltre a sbagliare meno, si diventa maggiormente consapevoli della fatica altrui e di eventuali sbagli di percorso.

    Tengo a precisare che questa infarinatura non servirebbe a controbattere decisioni fatte dalle altre figure proffesionali, le quali hanno lavorato per avere il loro know-how attuale, ma “soltanto” per capirsi meglio l’un l’altro.

    Questo in breve è il mio pensiero, come ti avevo già scritto io non sono nè un manager nè un imprenditore, sicuramente ho sempificato moltissimo l’attività aziendale e di questo ti chiedo perdono, il mio voleva essere un discorso tratto dalla mia esperienza generale.

    Ti ringrazio ancora e spero di ricevere presto una tua rosposta.

    1. Niccolò Branca

      Caro Flavio,
      quando parlo di “organismo vivente” non mi riferisco in modo particolare né all’Oriente né all’Occidente. Faccio piuttosto riferimento a un’insieme di parti che, all’unisono, contribuiscono al buon funzionamento della totalità costituita dall’organismo, per l’appunto.
      Così come esistono parti che si chiamano cuore, milza, fegato e, tutte insieme, formano l’organismo umano. Allo stesso modo ci sono parti – o reparti – che si chiamano marketing, produzione, logistica e, tutte insieme, formano l’organismo-azienda.

      Il problema, in effetti, non è l’utilizzo delle parole, ma come i vari reparti di un’azienda riescono a collaborare dando luogo, proprio come in un organismo umano, a quell’armonia e a quel dinamismo che sono la misura della sua autentica vitalità.

      Se chi lavora nel marketing sa quali problematiche e quali compiti deve assolvere chi lavora nella logistica o nella produzione, e viceversa, è sicuramente meglio. In tal modo, infatti, sono evidenti tutte le difficoltà e le metodologie che ogni diverso settore deve affrontare.
      Tuttavia, sono più che mai convinto che questo sia per lo più il risultato di uno processo di evoluzione interiore.
      Non è necessario conoscere nel dettaglio tutte le procedure che le varie professionalità devono affrontare. E’ invece fondamentale essere consapevoli che attraverso una reale collaborazione si capiscono meglio le difficoltà di tutti, si va con naturalezza in aiuto degli altri nei momenti di difficoltà e si può operare davvero in modo ottimale.

      Si tratta quindi di uscire da una logica di lavoro a silos, per abbracciare una logica di interazione tra reparti, con l’obiettivo comune del buon funzionamento dell’intera impresa.
      Un caro saluto

      Niccolò

  3. Flavio

    Buona sera, ho avuto il piacere di osservarla e ascoltarla qualche giorno fa alla presentazione del suo libro a Castiglione dell Stiviere.

    Devo ammettere che mi ha fatto una buona impressione, onestamente trovo raro vedere e sentire una persona essere coerente con quanto afferma e scrive.

    Leggendo il suo libro mi è sorta una domanda alquanto specifica e mi piacerebbe porgliela, poi si senta libero di rispondermi in questa sede virtuale o via privata, non c’è problema.

    Premetto che non sono un imprenditore e nemmeno un manager, sono un ragazzo che sta osservando il mondo che lo circonda e si è imbattuto in quello che mi sembra essere molto una moda in questo perdiodo: sto parlando del mondo delle Startup e degli Incubatori d’impresa.

    Io personalmente, dopo un forte slancio di ottimismo, sono rimasto molto deluso da ciò che ho visto.

    Nel mio pensiero, forse igenuo, lo scopo di una impresa o di un idea dovrebbe essere in primis quella di portare benessere agli altri prima di portare guadagno diretto a se stessi. Ma tanto di quello che ho visto non ha questo scopo.

    Ribadisco che queste sono solo mie riflessioni personali, come ho già scritto non mi reputo né un imprenditore né un manager, per questo volevo chiedere una sua impressione a riguardo.

    Volutamente non mi sono addentrato in quello che mi ha deluso, ma se vuole conitnuare la discussione sarò ben felice di farlo.

    Se troverà il tempo mi piacerebbe conoscere una sua risposta, ne sarei quantomeno curioso.

    Sperando di non averla annoiata le auguro buona serata.

    Flavio.

    1. Niccolò Branca

      Caro Flavio,
      grazie per aver letto il mio libro e per la tua adesione alla speciale atmosfera che si è creata durante la serata a Castiglione delle Stiviere.

      Il quesito che poni è piuttosto semplice riferito alla nostra azienda, e mi ha fatto immediatamente pensare al mio bisnonno, che aveva dato vita all’impresa proprio con uno scopo benefico. Il Fernet, infatti, sino agli anni Cinquanta è stato venduto solo in farmacia per le sue numerose proprietà, tra le quali quelle anti-coleriche, digestive e antistomatiti. Ha ricevuto inoltre prestigiosi riconoscimenti internazionali, dando un notevole contributo allo sviluppo dell’economia lombarda e nazionale tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo Novecento.
      Quindi, il concetto che qualcosa per essere buono per noi stessi deve essere buono anche per gli altri, fa proprio parte della storia famigliare ed è, da sempre, nelle mie corde.

      Altri settori sono meno facilmente valutabili. Ma se un azienda è solida e crea un ottimo prodotto è indubbiamente qualcosa di buono, perché la sue esistenza in un’area geografica dà lavoro alle persone e, attraverso le tasse regolarmente pagate, dà denaro alla comunità.
      Sono convinto che sia giusto che un’impresa persegua un ritorno, purché agisca sempre nel rispetto degli esseri umani e dell’ambiente. Se il ritorno viene reinvestito nella società e nelle persone, l’azienda progredisce e non fa che dare benessere alla provincia, alla regione, all’intero Paese.

      Flavio, inutile dirti che la tua domanda non mi ha affatto annoiato: questo blog, dedicato all’economia della consapevolezza, è di sicuro una sede adattissima a trattare i temi che stanno a cuore anche a te. Quindi ti invito a continuare liberamente il dibattito.
      A presto, allora!

      Niccolò

  4. giulio vasta

    Buongiorno Niccolò,
    le scrivo due giorni dopo la splendida serata (del 02.03.15) che,grazie a lei,circa 150 persone hanno vissuto a Castiglione delle Stiviere partecipando alla presentazione del suo Libro.
    Io (con qualche amico e mia moglie) ho avuto anche la fortuna di stare con lei qualche ora prima dell’inizio dell’evento.
    Ed è stata una piacevole conferma.
    Osservare quanto abbia gradito e vissuto con “presenza” tutto ciò che ha preceduto l’inizio della serata,è stata una lezione.
    Una conferma di come ogni concetto ed affermazione del Libro le appartengono.
    Con mia moglie, ieri abbiamo condiviso la piacevole sensazione di grande “connessione” e benessere,che generalmente seguono i giorni successivi ad incontri prolungati di meditazioni guidate.
    Molte persone lontane dalla meditazione, ma attratte da lei, dal “suo nome”, mi hanno ringraziato personalmente per le belle sensazioni che le sue parole ed argomenti hanno suscitato in loro!
    Moltissimi sono rimasti “colpiti” da lei e dal clima che si è creato in sala.
    Confermando così l’intento della serata.
    Portare il messaggio del “ qui ed ora” ,la meditazione, essere nel presente, l’importanza della Gratitudine…e tutto il resto, in modo credibile, grazie a persone credibili.
    La Passione fa la differenza.
    La sua si avverte in modo netto.

    Ancora Grazie

    Giulio Vasta

    1. Niccolò Branca

      Caro Giulio,
      mi sarebbe stato impossibile non gradire e non vivere con presenza tutto ciò che ha preceduto la serata e la serata stessa. Anzi, sono io che ringrazio di cuore lei, sua moglie, la libreria Mutty e tutti coloro che hanno contribuito a organizzare lo splendido incontro a Castiglione delle Stiviere. Ho ricevuto molto e la vostra grande e calorosa umanità mi ha riempito di gioia.
      Se sono riuscito davvero a trasmettere tutto ciò che lei dice nel suo messaggio, è grazie a voi che siete stati straordinari e con la vostra calda presenza avete suscitato in me ciò che ho detto.

      Credo fermamente che il difficile momento che stiamo vivendo costituisca anche un passaggio importante. Un passaggio che richiede un cambiamento profondo da parte di noi tutti, se davvero vogliamo un mondo che mette in cima alla scala dei valori l’essere umano e un’economia consapevole.
      Tutto ciò può avvenire non con gli artifici del pensiero o, peggio, con l’imposizione di regole, ma con un vero cambiamento dentro di noi.
      Solo così potremo costruire una realtà differente in cui un umanesimo integrato possa espandersi sempre più in tutti gli statuti del fare e del sapere.
      Un caro saluto

      Niccolò

  5. Annalisa Di Pietro

    Nella mia piccola esperienza di vita finora, ho capito che gli uomini veramente grandi, fra le tante cose, oltre ad essere estremamente umili, sanno godere di una genuina meraviglia per la vita, e profumano di verità in ogni cosa che fanno e dicono. Rendendo essenzialmente l’insieme migliore. E stasera a Castiglione delle Stiviere ho avuto il piacere e l’onore di incontrarne uno. Niccolò Branca: grande imprenditore e grande essere umano. Grazie ! Annalisa

    1. Niccolò Branca

      Cara Annalisa, ti ringrazio di cuore per le parole toccanti che hai scritto.
      L’incontro di ieri sera ha avuto un grande significato anche per me, perché ho sentito venire dalle persone presenti un’accoglienza vera e piena di calore. E quindi ti dico grazie, Annalisa, per il calore e l’accoglienza di cui mi hai fatto dono personalmente.
      Vorrei aggiungere però che il percorso che ho scelto è sempre in atto, e nel mio cammino mi succede ancora di compiere errori. Proprio da questi, tuttavia, nascono ogni volta una compassione e un amore sempre più forti.
      Grazie, grazie ancora

      Niccolò

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