Il quarto shock
Dopo Copernico, Darwin e Freud, ora è un piccolo virus a far tremare le nostre certezze
Ho letto da poco l’ultimo lavoro di Sebastiano Maffettone – Il quarto shock: come un virus ha cambiato il mondo (Luiss University Press). Poiché ne sono stato più che favorevolmente impressionato, desidero invogliarvi alla sua lettura.
Nell’acuto saggio il filosofo analizza gli eventi di questi ultimi mesi e come potrebbero evolvere, modificando realmente l’attuale assetto globale.
In questo momento gli scienziati, gli economisti, gli esperti di molti differenti campi sono giustamente impegnati nella programmazione della fase di ripresa nei suoi diversi dettagli. Nel frattempo però alcune grandi domande – la cui urgenza non può essere posposta – rischiano di rimanere prive di risposta.
Che cosa ne sarà della società, così come l’abbiamo conosciuta sin ora? Quali pericoli corrono le nostre democrazie? Quale società vogliamo rifondare? Come potremo riprogrammare il sistema capitalistico in modo da costruire un mondo che sia più sostenibile e giusto?
Ecco allora che l’agile volume – con un’interessante prefazione di Giovanni Lo Storto – riesce a offrire una tempestiva, ma estremamente lucida, riflessione sulla portata storica della pandemia ancora in corso. Prendendo in considerazione anche gli effetti che avrà, e quanto a lungo, nella nostra vita quotidiana.
Così, con gli strumenti della filosofia politica e dell’etica, Il quarto shock affronta molteplici problemi cruciali, a cui offre risposte programmatiche. Il probabile aumento della protesta sociale e come affrontarlo. La crescente disuguaglianza di reddito (nel nostro Paese attestata tra il Nord e il Sud). La scuola e l’università e tutto ciò che deve essere ripensato intorno a esse. La prevedibile crescita delle multinazionali del web e come gestirla in modo equo. La necessità di consolidare il Green New Deal ma anche, in generale, i rapporti tra gli Stati che, già dall’immediato futuro, non potranno più basarsi sulla sola competizione.
Il punto di partenza dell’analisi di Maffettone è apparentemente spiazzante: un microscopico virus ha svelato agli umani tutta la loro insignificanza, come solo certi giganti del pensiero erano riusciti a fare in precedenza.
“Darwin disse che siamo parenti di una scimmia, non quei geni che crediamo di essere, Copernico che non siamo al centro dell’Universo ma in periferia e Freud che ci crediamo tanto razionali ma siamo pieni di pulsioni, passioni e istinti; ora un virus ci ha resi impotenti, incapaci di rendere conto di noi stessi, di quello che facciamo e di dove siamo e di cosa succede“.
Un cambiamento così repentino e radicale, visto attraverso il punto di osservazione dell’etica, mette in gioco azioni politiche e stili di vita, dimensione pubblica ed esistenza privata.
Nel contesto privato, dobbiamo puntare a cambiare nel profondo di noi stessi, curare il nostro io, ciascuno a proprio modo, con la preghiera, la meditazione, in ogni caso con mezzi che ci facciano capire la nostra finitezza. Occorre raggiungere una maggiore consapevolezza e riscoprire il senso del limite contro l’eccesso di narcisismo che domina gli individui e li spinge a volte a provare un senso di onnipotenza.
Nella comparsa del virus che Maffettone definisce uno “sfasamento temporale” causato dall’incapacità dell’uomo di assorbire evolutivamente le innovazioni che egli stesso produce, si può dunque vedere “una sorta di ribellione della natura contro l’arroganza dell’essere umano“.
Per quanto invece riguarda la dimensione pubblica, la pandemia ha messo a nudo iniquità, disuguaglianze e povertà, che vanno senz’altro rimosse, e ha posto in primo piano la necessità di un’etica che conduca in breve tempo anche alla sostenibilità ambientale. Non si tratta però di prospettare la fuoriuscita dal vigente sistema capitalistico, ma di ripensare alle modalità in cui questo opera, a una sua riforma interna per così dire, e alle diverse responsabilità che le imprese dovranno assumere nei confronti della collettività.
Il libro, che in chiusura riporta la foto recentissima, ma già storica, dei camion militari in uscita da Bergamo, si apre con una dedica alle vittime del coronavirus e contiene considerazioni sulla morte, sul senso dell’individuo solo e sull’interconnessione con gli altri esseri. “Quando una cosa è così grande, globale, tragica come questa pandemia siamo portati a passare dal pensiero su di noi al pensiero su tutti“.
Sebastiano è per me un amico di lunga data che ho avuto il piacere di incontrare anche a Roma, il dicembre scorso, per la presentazione del mio libro. Con questa sua opera profonda, ma anche gradevole, ironica e di facile lettura ci invita, in sostanza, a iniziare una riflessione profonda su come cambiare la nostra società, dopo la grande paura del virus, per migliorare la qualità della vita della stragrande maggioranza delle persone
Saremo capaci di non sprecare l’occasione del Covid-19 per accelerare sulla strada di un cambio di paradigma?
Il filosofo lascia aperte le domande sul futuro, sapendo però che almeno esiste una rotta, una proposta: lavorare insieme per costruire un mondo più sostenibile, e dunque più giusto sul piano ambientale, sociale ed economico.
La sfida è questa, e il virus può aiutarci a vincerla.
Niccolò