Composto in India intorno al IV secolo d.C., il Sutra del Cuore è uno dei testi fondamentali del buddismo, studiato e recitato ancora oggi nell’ambito della tradizione sia zen che tibetana.
L’importanza del testo è dovuta al fatto che esso condensa in pochi versi ciò che viene considerato il “cuore” dell’insegnamento buddista: la realizzazione completa della Visione profonda. Nella totale fusione della mente personale con la
Mente illuminata, e dei fenomeni con la Vacuità, si comprende istantaneamente il carattere vuoto ed impermanente di qualsiasi manifestazione o categoria, in cui catalogare il flusso continuo del mondo.
L’insegnamento del Sutra si propone sotto forma di discorso che il mitico bodhisattva Avalokitesvara, simbolo cosmico della compassione, indirizza a Sariputra, discepolo storico di Gautama Buddha.
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Il bodhisattva Avalokitesvara praticava la profonda Prajnaparamita [la saggezza suprema].
In quel momento egli percepì che tutti e cinque gli skandha sono vuoti
e fu liberato da tutta l’angoscia e la sofferenza.
Oh Shariputra, la forma non è altro che vuoto, il vuoto non è altro che forma; ciò che è forma è vuoto, ciò che è vuoto è forma (il primo skandha); ed è lo stesso per sensazione, percezione, formazione karmica e coscienza (gli altri quattro skandha).
Shariputra, tutte le cose sono vuote apparizioni. Esse non sono nate, non sono distrutte, non macchiate, non pure; non aumentano né decrescono. Perciò, nella vacuità non c’è forma, né sensazione, né percezione, né formazione karmica, né coscienza; né occhi, orecchie, naso, lingua, corpo, mente; né forma, suono, odore, gusto, tatto, oggetti; né c’è un regno del vedere, e così via finché giungiamo a nessun regno della coscienza; non vi è conoscenza, ignoranza, né fine della conoscenza, né fine dell’ignoranza, e così via finché giungiamo a non ci sono vecchiaia e morte; né estinzione di vecchiaia e morte; non c’è sofferenza, karma, estinzione, Via; né saggezza, né realizzazione.
Dal momento che non si ha nulla da conseguire, si è un bodhisattva.
Poiché ci si è interamente affidati alla Prajnaparamita,
la mente è priva d’ostacoli;
dal momento che la mente è priva d’ostacoli,
non si conosce paura, si è ben oltre tutto il pensiero illusorio,
e si raggiunge il Nirvana definitivo.
Poiché tutti i Buddha
del passato, del presente e del futuro
si sono interamente affidati alla Prajnaparamita
essi conseguono la suprema illuminazione.
Perciò sappi che la Prajnaparamita è il grande mantra,
il mantra più alto,
il supremo incomparabile mantra,
capace di placare tutta la sofferenza.
Questo è vero.
Non è falso.
Perciò io esclamo il mantra della Prajnaparamita,
esso dice:
Gate, gate, paragate, parasamgate, bodhi, svaha! (È così, vai, vai, vai oltre, vai ancora oltre fino all’Illuminazione e in quello stato resta per sempre)
È in questo modo che il bodhisattva mahasattva dovrebbe addestrarsi nella profonda perfezione della saggezza.
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