Durante gli incontri di presentazione del mio libro, accade talvolta che dal pubblico qualcuno dica “Sì, la sua storia è interessante, ma è difficile applicarla alla vita di ogni giorno, alla quotidianità del fare, alle relazioni affettive o ai rapporti di lavoro.”
Ciò che rispondo sempre è che il mio non è un libro di insegnamenti, io non mi reputo un guru o un Maestro. Le esperienze che ho vissuto mettendo in pratica gli insegnamenti che ho ricevuto nel corso del tempo sono diventate un libro proprio per dimostrare che tutti abbiamo la possibilità e la capacità di farlo, ognuno a suo modo, al di là delle difficoltà, delle paure e degli stessi insegnamenti.
Quello che vorrei trasmettere è proprio questa sensazione di possibilità. Nel mio caso gli insegnamenti che mi hanno toccato in modo particolare, che hanno convibrato con me nel momento in cui li ho ricevuti, sono poi affiorati di nuovo alla mia coscienza man mano che la vita metteva nuove esperienze sul mio cammino.
Perché la vita è come una palestra e gli insegnamenti che riceviamo sono solo indicazioni che devono essere sperimentate nella realtà altrimenti rimangono solo parole.
Il trainer a cui ci siamo affidati per sentirci più forti e più in forma, non si aspetta che ci sediamo in un angolo. Preferirebbe vederci subito al lavoro, ansanti e sudati, a sperimentare e a verificare l’efficacia dei suoi suggerimenti per potenziare il nostro fiato o i nostri muscoli. Allo stesso modo, il maestro che ci sta coinvolgendo con la profondità del suo pensiero non vorrebbe vederci intenti per anni a studiare intellettualmente le sue parole. Preferirebbe costatare che le stiamo mettendo in pratica in una particolare situazione o in un settore specifico della nostra personale realtà, che le stiamo sperimentando.
Gli eventi che la vita ci mette davanti non sono sempre scintillanti e positivi. Tutti noi conosciamo quelle fasi dell’esistenza in cui sembrano succedersi solo episodi tristi, dolorosi, sconfortanti.
È importante però avere la consapevolezza che, positivi o negativi, in entrambi i casi ciò che la vita ci sta facendo incontrare sono opportunità di crescita.
Per questo è fondamentale affrontarle dando un senso profondo all’esperienza. Quando la vita, ad esempio, ci manda un dolore, una perdita, una sofferenza psichica o fisica, una malattia, forse è giunto per noi il momento di fare un ulteriore passo per andare oltre. Possiamo cioè scegliere di cogliere anche questa opportunità per crescere, per evolverci.
Del resto, se non lo facessimo che cosa ci rimarrebbe? Solo il vuoto o la sofferenza. Non avremmo nulla da perdere.
Avere coscienza delle nostre sub personalità, cercare di mettere in pratica la sintesi, osservare l’altro col cuore oltre qualsiasi apparenza, saper ascoltare, imparare a vedere, mettere la vita e l’essere umano al centro, sentirsi parte di un progetto più grande, sperimentare la paura ontologica, life is challenge and happiness ecc.
Nel libro parlo di questi e altri insegnamenti che mi sono stati trasmessi. Non li ho inventati io, li ho ricevuti durante il mio percorso di ricerca, in tempi e luoghi diversi. Li ho ricevuti dal contatto con Suryani, la maestra di meditazione, Ashokananda, l’insegnante di yoga e meditazione, Giorgio Fresia che mi ha trasmesso la Psicosintesi ottimo strumento per vivere nel mondo “ senza essere del mondo”, Giovanni Turchi del Centro Studi Krishnamurti.
Tra tutti questi insegnamenti, ho fatto miei quelli che sentivo fortemente convibrare in me. Poi con umiltà ho cercato di metterli in pratica, di volta in volta, nel lavoro, nelle relazioni sociali, negli affetti, nelle amicizie, nella famiglia.
Giovanni Turchi, che ha avuto modo di incontrare in più occasioni Jiddu Krishnamurti e in seguito si è occupato anche delle traduzioni e delle edizioni italiane di alcuni dei suoi importanti testi, mi ha spesso citato il grande saggio:
“Perché volete studiare sui libri invece di studiare la vita? Scoprite che cos’è vero e che cos’è falso nell’ambiente in cui vivete, che è opprimente e crudele. Solo così scoprirete la verità”.
Krishnamurti non si stancava di ripetere che l’unico libro che valga la pena di leggere è il libro della vita, che cambia ininterrottamente e possiede una vitalità che sfugge al pensiero.
Sono convinto che sia proprio questo il punto. L’importante non è capire le cose solo da un punto di vista intellettuale, ma penetrarle, lavorarci sopra, farle proprie e metterle in pratica nella vita di ogni giorno.
Così, senza porci dei limiti a priori, possiamo crescere e progredire lungo il cammino che abbiamo deciso di percorrere.
Niccolò
Ho letto molto di Krishnamurti e non ho trovato contraddizioni. A mio parere Il Libro della Vita riporta qualche contraddizione quando parla dei sentimenti e delle emozioni. l’11 maggio è in contraddizione con il 3 settembre. Bisognerebbe controllare anche gli altri giorni che parlano dello stesso argomento. K. in altri testi ha specificato che l’intelligenza è data dall’intelletto + la sensibilità e ha spiegato cosa è la sensibilità. Col il sentimento e l’emozione non si va da nessuna parte. Grazie per un Vs. controllo. Cordiali saluti.
Caro Erol,
nel mio articolo erano stati usati per errore dei virgolettati che sembravano citazioni di Krishnamurti e potevano ingenerare confusione.
Il tuo commento ci ha permesso di identificarli, e ora li abbiamo corretti.
Ti ringrazio per i tuoi interessanti approfondimenti.
Un caro saluto
Niccolò